La finale di X Factor. La vittoria di Giovanni Sada (Giò Sada), cantautore e musicista pugliese che ha messo tutti d’accordo. Quella ancora più significativa del giudice Elio.
Giovanni Sada, 26 anni, barese, in arte Giò Sada è il vincitore dell’edizione 2015 di X Factor, il talent show più esplosivo che il piccolo schermo abbia costruito da quando dote e realtà sono entrate nei salotti di italiani, europei, americani, insieme a quel loro carico vincente di pathos e suspense. Giò Sada è l’Italia della musica, del cantautorato che si ribella con forza al crescente trend boy-bandiano dell’ultimo ventennio. È l’Italia dei De André che ritrova le sue radici e ne va fiera in un ragazzotto dalla valigia già colma di esperienze oltre confine e dalle chiare idee e tradizioni musicali (cresciuto a pane e musica già dalla tenera età di 7 anni, il padre suonava in una band). Uno dei brani dove Giò ha estratto humus e ispirazione è un capolavoro di Fabrizio De André (Amore Che Viene Amore Che Vai, singolo proposto nell’arena di X Factor durante i live), un altro porta la firma dell’immenso Franco Battiato (Centro Di Gravità Permanente). La poetica italiana madre della nostra cultura musicale scorre nelle sue vene. Ed è (finalmente) tornata a scorrere nelle vene dei tanti che in queste lunghe settimane di kermesse televisiva lo hanno votato, ipnotizzati da quel suo mix di delicatezza e rock aggressive, da standing-ovation nel brano di chiusura – azzeccato, “Best Of You dei Foo Fighters” –, ultimo riuscitissimo pirotecnico capitolo di Giò, sostenuto dal giudice Elio.
È il richiamo patriottico ai nostri artisti, da De Andrè appunto a chi continua oggi a tramandare con orgoglio la musica d’autore, che sbatte, si scontra, svilisce o annulla – solo in parte – l’involuzione più commerciale dei tempi moderni (?), evidente nelle prime edizioni del talent più seguito al mondo. E non solo in Italia. Dai One Direction, fautori del nuovo movimento, a Lorenzo Fragola e prima ancora Michele Bravi, timidi imitatori. Piccoli, giovani, più prossimi a un pubblico di ragazzine che a una platea adulta dai gusti raffinati. Artisti (la massa sovrana ci obbliga a mantenere allargato il concetto) che non uniscono, non mettono tutti del tutto d’accordo. Giò Sada sì. E di certo questo suo aspetto – come dire – democratico, maggiormente popolare ha ricevuto influenza dall’accoppiata vincente con Elio e quel suo contagio tutt’altro che commerciale; basti ricordare lo storico della band milanese, le Storie Tese che dal palco di Sanremo anche solo nella loro ultima apparizione al Mediolanum Forum di Assago hanno illuminato di invitante follia il mondo dei social: “È Elio – hanno scritto in molti ieri sera – il grande vincitore”.
Non parliamo solo di assegnazioni, di intonazioni, di corrette misure vocali. Parliamo di rispetto verso la storia e i suoi “eroi”, e con il quale Giò Sada ha saputo non svilire – a differenza di suoi predecessori in altre edizioni – brani che hanno segnato generazioni, epoche, mode. Ha colpito proprio per quel suo modo di raccontare e raccontarsi, muovendosi a piccoli silenziosi passi lungo spartiti segnati dal genio poetico di autentici maestri della musica. È lì il segreto del successo di Giò, meritato che – speriamo – diventi ossigeno per un genere musicale mai dimenticato in Italia ma di certo impolverato nei decenni dal nuovo – spesso, appunto, mediocre – che avanza. Il suo inedito abbraccia il passato più di quanto non lo facciano i precedenti trionfanti brani di X Factor. Fino a mercoledì la musica figlia dei talent – o solo dai talent “aggiustata” e in pasto a tutti – aveva una sua chiara e indiscussa direzione (one direction…direbbero oltremanica), la miccia proprio l’Inghilterra, la forza esplosiva contagiante in tutta Europa, e non solo. Giovanni Sada, in arte Giò Sada, oggi è la new direction. Il “vecchio” che ritorna. Con rispetto.